top of page

Una donna, tante donne

  • Immagine del redattore: Miriam
    Miriam
  • 9 feb 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Un romanzo che è una rivendicazione del femminile


La presenza del femminile nella letteratura non è una cosa che possiamo dare per scontata. Il canone letterario ha per anni escluso le donne dalla cerchia di quella che è sempre stata considerata vera Letteratura in contrasto con una letteratura al femminile, poco ambiziosa o stilisticamente considerata di basso livello.

Ed è proprio al culmine dell’emancipazione femminile e dell’affermarsi di questa presenza costante e significativa delle donne nella letteratura che si colloca il romanzo Una donna di Sibilla Aleramo.

Questo romanzo, che potremmo definire anche un’autobiografia romanzata, mette al centro della storia narrata proprio il tema dell’autocoscienza delle donne.

La storia è considerabile un’autobiografia perché è narrata in prima persona dalla stessa autrice, il cui vero nome è Rina Faccio, ma allo stesso tempo è romanzata in quanto ad intervenire sulle vicende reali, smussandole, è il filtro della memoria di una donna che racconta le sue vicende a posteriori, ricordandole in una forma quasi diaristica.



foto del libro Una donna di sibilla aleramo con accanto un gatto, una candela e un taccuino
@imieilibrintazza

Ed è per suo figlio che scrive questa sorta di testamento che contiene, in fondo, la spiegazione di scelte, di decisioni dolorose e coraggiose allo stesso tempo, per suo figlio che altro non è che il frutto di un matrimonio infelice, originato da una violenza che segnerà in modo indelebile la vita dell’autrice, della donna, della madre.

Tutta la vicenda e l’origine stessa della scrittura, ruotano, infatti, intorno alla scelta dolorosa di Sibilla di abbandonare il tetto coniugale diventato per lei controllante e soffocante e questo stesso elemento è ciò che ha portato il romanzo a godere di una fama contrastante.

I pareri di condanna che causarono più dolore alla scrittrice vennero proprio dalle stesse scrittrici e femministe che mettevano in luce come, sebbene il diritto di realizzarsi come donna prima ancora che come madre fosse pienamente condivisibile e giusto, quello che provocava un netto rifiuto era il fatto che ciò avveniva ai danni di un figlio, abbandonato dalla madre.

E quindi il romanzo rimase per molto tempo oggetto di forti giudizi morali.


La condizione della donna ieri ed oggi


La cosa su cui questo libro porta a riflettere è che se di primo impatto siamo portati quasi a giudicare le scelte di una madre che per via del suo matrimonio infelice sacrifica il suo rapporto con suo figlio, di fatto abbandonandolo, lasciando lui e il padre, d’altra parte dobbiamo anche calcarci nel contesto storico in cui questo avviene, in cui le donne non avevano ancora tutte quelle libertà che a noi sembrano così scontate, basti pensare che lo stesso matrimonio riparatore, insieme al delitto d’onore, venne abolito in Italia nel 1981.

Il motivo principale per cui spesso si ricorreva a questo matrimonio era proprio il caso di stupro: se una donna veniva violentata, secondo la legge si poteva ricorrere, con il consenso della famiglia di lei, a un matrimonio cosiddetto riparatore, in modo da estinguere lo stesso reato.

E a sollecitare il matrimonio spesso erano proprio i familiari delle donne stuprate che in qualche modo erano state disonorate e marchiate a vita. Lo dimostra la stessa definizione legislativa di stupro che ai tempi non era considerato un reato contro la persona quanto un reato contro la moralità pubblica: solo nel 1996 venne considerato come reato contro la persona.


Ho trovato che attraverso la narrazione di vita di una donna che potremmo considerare quasi come una donna qualsiasi, che incarna altre donne, vengano messe in luce tematiche che diventeranno rilevanti solo in seguito e di cui anzi, anche oggi se ne parla ancora troppo poco. Penso alla tematica delle depressione post partum che, oltre a tutti i fattori ormonali e fisiologici, evidenzia un fatto sostanziale che andrebbe sempre tenuto a mente e cioè come con il bambino nasca anche la madre e come magari ci si possa sentire impreparate a questo essere madre che risucchia tutte le energie della donna che c’era prima.

La nascita è prima di tutto un cambiamento per quella donna che deve in qualche modo riscoprirsi, ricostruirsi, alla luce di un nuovo modo di stare al mondo.

Ed è fondamentale che questo ricostruirsi lasci spazio alla donna che c’era prima, che non deve essere cancellata e spazzata via dai bisogni del bambino: ci dovrebbe essere un’educazione sociale su come sia un sacrosanto diritto di ogni madre continuare ad esistere prima di tutto come persona, come donna, prima ancora che come madre. 


Perché avevo pensato tanto naturalmente alla morte quando mio figlio era in pericolo? Non esistevo io dunque indipendentemente da lui, non avevo, oltre al dovere di allevarlo, oltre alla gioia di assisterlo, doveri miei altrettanto imperiosi?

Ma questa non è solo la narrazione di una donna schiacciata da un matrimonio infelice e violento, di una maternità che risucchia tutto il suo essere e la porta al distacco dal figlio per realizzarsi come persona, prima ancora che come madre.

È anche una presa di posizione contro un certo tipo di letteratura, la rivendicazione di un genere proprio delle donne che non sia mera imitazione del maschile.


E mi indignavo vedendo piovere in redazione libri mediocri firmati da donne, vere parodie di libri maschili più in voga, dettati da una vanità ancor più sciocca di quella delle pupattole mondane di cui l’editore riproduceva in fotografia gli appartamenti modern style. Come mai tutte quelle ‘intellettuali’ non comprendevano che la donna non può giustificare il suo intervento nel campo già troppo folto della letteratura e dell’arte, se non con opere che portino fortemente la sua propria impronta?

Considerazioni finali


Ammetto che durante la lettura di questo romanzo ho provato diverse sensazioni, non sempre positive: il dissenso per alcune delle opinioni espresse dall’autrice e anche la noia, lo ammetto, per una prosa che personalmente ho trovato difficoltosa, stentata, artificiosa.

Non rientra quindi nei miei libri del cuore, quelli che consiglierei ad occhi chiusi letteralmente a chiunque, perché non è stato in grado di emozionarmi o farmi entrare troppo nel vivo della vicenda, probabilmente proprio per lo stile di scrittura.

È un libro di cui però ho voluto parlare perché mi ha permesso di allargare i miei orizzonti sia letterari che personali, portandomi a riflettere su tematiche che rimangono comunque attuali, come abbiamo potuto vedere.

E poi sono dell’idea che anche leggere libri che in qualche modo non rientrano nella propria zona di comfort sia sempre un buon esercizio mentale, anche, anzi soprattutto, se non si è perfettamente d’accordo con quanto narrato, perché è proprio nel dialogo con l’altro che ci si forma la propria opinione, la si mette in dubbio, la si consolida.

È questo, in fondo, il motivo per cui la letteratura rimane uno strumento imprenscindibile per vivere nel mondo, uno strumento fondamentale di crescita personale.

Commenti


Iscriviti alla newsletter!

Grazie per l'iscrizione!

© 2023 by Miriam Serva. 

  • Instagram
  • Spotify
bottom of page