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Va' dove ti porta il cuore: alfabetizzarsi alle emozioni

  • Immagine del redattore: Miriam
    Miriam
  • 2 gen 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 16 feb 2024

Un caso editoriale


Era il 1994 quando il romanzo di Susanna Tamaro vedeva per la prima volta la luce e quest’anno appena trascorso, che sono passati trent’anni dalla sua prima pubblicazione, è stato riscoperto da nuovi lettori nell’ultima edizione Solferino.



copertina del libro Va' dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, edizione Solferino, 2023
Edizione Solferino

Già al suo esordio divenne subito un bestseller e la sua nuova edizione testimonia un successo duraturo.

La verità, però, come tutti i romanzi particolarmente amati e venduti, è che questo libro ha diviso il pubblico di lettori ricevendo anche molte recensioni negative.

Personalmente l’ho letto nei primi anni del liceo ma non per questo lo considero una lettura adolescenziale, come spesso è stato giudicato, anzi trovo che il suo successo sia in parte giustificato dalla sensibilità e dalla malinconia con cui viene trattato un tema delicato come quello che si trova al centro della vicenda: il rapporto conflittuale di una madre con la propria figlia, rapporto che assume i toni di una più vasta incomprensione intergenerazionale.


Un testamento sentimentale


È un romanzo epistolare dove noi lettori veniamo a conoscenza dei fatti tramite lettere che una nonna, Olga, scrive a sua nipote Marta che ha appena terminato il liceo e ha deciso di partire per l’America.

Nel momento della scrittura si percepisce, attraverso le parole di Olga, come tra le due i rapporti siano tesi, tanto che questo viaggio, questa decisione di partire per l’America sembra quasi una fuga da parte della nipote.

E queste lettere prendono il posto delle parole non dette, dei sentimenti non espressi: non sono altro che dei resoconti di pensieri e di cose accadute nel passato. 

Non essendoci una corrispondenza da parte della nipote, questi scritti assumono la forma quasi di un flusso di coscienza attraverso cui Olga ripercorre la sua vita, ritorna e riflette sui suoi sbagli e sulle sue mancanze, tanto che il romanzo potrebbe quasi essere interpretato come una sorta di testamento sentimentale e spirituale di una nonna per sua nipote.

Attraverso queste lettere, soprattutto, veniamo a conoscenza del grande dolore di Olga: il rapporto conflittuale con sua figlia Ilaria, nonché madre di sua nipote con la quale il dramma sembra continuare a protrarsi per via di sentimenti lasciati a metà, non espressi, di segreti e verità taciute.

E il fulcro del romanzo, il messaggio sotteso, verte proprio sulla necessità di far sapere all’altro l’affetto, l’amore che si prova. Sull’importanza, in fondo, di esprimere i propri sentimenti attraverso il dialogo, potente strumento salvifico.


Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice.

Emerge, dalle parole di Olga, l’importanza di lasciar fluire le proprie emozioni, i propri sentimenti e anche l’importanza che l’educazione assume in questo contesto.

Lo percepiamo bene quando, nel suo raccontarsi, Olga descrive la sua infanzia fatta di conformismo e repressione emotiva, di una madre a sua volta fredda e distaccata e l’idea che ci facciamo è quella di un’incomprensione circolare che passa dal filo materno e riguarda tutte di figlia in figlia.

Come se gli errori dei padri, o in questo caso delle madri, ricadessero davvero sui figli, come se questa catena di conflittualità non si riuscisse a spezzare, andando avanti di generazione in generazione.

In questo senso il romanzo assume i toni di un conflitto intergenerazionale che non si limita a madre e figlia ma investe anche la nipote, passando attraverso l’incomprensione e la repressione dei sentimenti proprio nei confronti di chi amiamo di più.


Parlare di sentimenti in una società che non sa esprimere le sue emozioni


Ciò che più colpisce è che questo aspetto dell’incomprensione e dell’incapacità di esprimere le proprie emozioni lo possiamo riscontrare perfettamente nella nostra società ed è un concetto su cui già Goleman alla fine degli anni ’90 aveva rivolto l’attenzione parlando di analfabetismo emotivo.

Il riferimento è all’intelligenza emotiva indicata come la capacità di saper riconoscere le proprie emozioni e di saperle gestire per la propria crescita personale e per valorizzare il rapporto con sé stessi e con gli altri, argomento ancora oggi molto discusso.


foto del libro Va' dove di porta il cuore di Susanna Tamaro, edizione Baldini e Castoldi, altri elementi come la manica di un maglione e una scatolina di vimini incorniciano la foto
@imieilibrintazza

Nonostante il dibattito ancora vivo, è innegabile, però, che l’educazione e il contesto in cui si vive, svolgano un ruolo di primaria importanza in quella che potremmo proprio definire un’alfabetizzazione alle emozioni, in modo da conoscerle, riconoscerle e imparare a gestirle.

La stessa società e la stessa istituzione scolastica insistono molto sullo sviluppo di un tipo di intelligenza critica, chiedendo alle giovani menti di esprimere il proprio pensiero in merito a un argomento, a una situazione, chiedendo loro di formarsi una propria opinione che, per quanto sia parte integrante di un processo di crescita, manca di una parte fondamentale: l’allenamento all'intelligenza emotiva, appunto, chiedendo loro raramente di esprimere cosa si prova in merito a uno specifico argomento o situazione. E così, complice anche una società performativa, cresciamo come adulti incapaci di esprimere agli altri il nostro affetto e le nostre emozioni, chiudendoci nel nostro guscio di incomunicabilità. 

E se parte delle critiche negative al romanzo insistono proprio sulla sua vena sentimentale, io credo che sia proprio questa a rendere la storia degna di essere letta, perché noi siamo anche questo, sentimenti, e se un romanzo riesce a comunicare un senso più profondo anche solo a una persona, beh, per me è un romanzo riuscito.

2 commenti


Giulietta Tovo
Giulietta Tovo
04 gen 2024

Grazie Miriam per aver riacceso in me la voglia ed il piacere di rilassarmi con un bel libro...


Giulietta

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Miriam
Miriam
04 gen 2024
Risposta a

Grazie a te Giulietta per avermi dedicato un po’ del tuo tempo, sono contenta di averti ispirato la lettura 💖

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